I risultati di un’analisi condotta da L’Eco della Stampa su media e social media

Le parole che raccontano le donne

Violenza e omicidio sono i termini con cui più spesso si parla delle donne, ma nel descrivere l’universo femminile guadagnano sempre più spazio le parole lavoro e leadership, riflesso di importanti cambiamenti della società.

MILANO, 22 NOVEMBRE – Violenza e omicidio, ma anche lavoro e leadership. Sono queste le parole con cui più spesso l’universo femminile viene raccontato sui media e sui social media italiani. Sugli oltre 5.900 clipping monitorati da L’Eco della Stampa in una settimana sono infatti più di 2.030 gli articoli che parlano di violenza e donne e oltre 1.300 i contenuti generati a riguardo sui social; mezzi che sempre più spesso le donne usano come strumenti per parlare di questi problemi e rivolgersi a uomini e politici. Si fanno però notare accanto alla keyword donna anche le parole leadership e lavoro: aumentano quindi le occasioni in cui si parla dell’universo femminile in termini di business. Sono oltre 900 gli articoli in cui occorrono i termini donna e leadership e oltre 1.500 quelli in cui occorrono donna e lavoro. Riflesso di una società dove le donne sono sempre meno angeli del focolare, e sempre più imprenditrici e lavoratrici. D’altro canto occupa il podio delle parole con maggior occorrenza insieme al termine donna, la parola mamma; i due termini sono inclusi nello stesso articolo in oltre 1.330 casi.

L’Eco della Stampa – azienda leader in Italia e punto di riferimento internazionale della Media Intelligence ha deciso – in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – di condurre un’analisi sui media (carta stampata e web) e social network per capire quali sono le parole con cui le donne vengono raccontate. Le parole, infatti, non servono solo a descrivere o a dire delle cose, le parole costruiscono e, in questo caso, l’idea di donna che nella società viene trasmessa e tramandata, passa proprio dalle parole con cui le donne vengono raccontate quotidianamente.

“Abbiamo avuto l’ambizioso progetto di disegnare un ecosistema delle occorrenze che potesse dare un quadro delle parole che più spesso vengono utilizzate per raccontare l’universo femminile e, di conseguenza, della visione della donna nella società – spiega Pietro Biglia, Responsabile marketing e comunicazione de L’Eco della Stampa – Grazie ai nostri strumenti di rassegna stampa e media intelligence abbiamo quindi calcolato le tendenze e le ricorrenze tra diverse keyword e diverse tematiche incrociando le incidenze con la parola donna fino ad arrivare a questi risultati”.

Ma chi parla delle (alle) donne?

Sui media italiani si riscontra un fenomeno abbastanza radicato: nella maggior parte dei casi sono le giornaliste donne ad occuparsi di temi “femminili”. Nello specifico nel 54% dei casi sono le penne del gentilsesso a occuparsi di articoli che parlano di donne, siano essi articoli di violenza o di successo imprenditoriale: sarà che gli uomini non capiscono il sesso opposto…

Social, uno strumento nelle mani delle donne

Anche sui social network (Twitter, Facebook, Instagram) monitorati nel corso dell’analisi da L’Eco della Stampa si riscontra una larga occorrenza tra il termine violenza e il termine donna. Nel periodo monitorato, solo riguardo a questo argomento si sono generati più di 1.300 post, a discapito di post che parlano di mamme o bellezza, che raggiungono quote molto più basse nello stesso lasso di tempo (400 post il primo argomento, poco più di 300 il secondo).

Analizzando i contenuti social in cui si parla di violenza e donne si riscontra una tendenza: i social sono sempre più uno strumento nelle mani delle donne per dare voce alle proprie ragioni e per interpellare o replicare direttamente a uomini, molto spesso a politici, su questioni di attualità. Oltre agli insulti e alle discriminazioni i social possono quindi rappresentare delle possibilità per le donne, anche in termini di aggregazione. Nascoste dietro ad uno schermo le donne possono trovare il coraggio di parlare dei propri problemi, o di confidare le violenze subite se si trovano di fronte ad altre persone che possono supportarle e capirle; è solo un esempio di questo tipo di aggregazione il gruppo Facebook della Casa delle Donne, che conta oltre 3.000 membri, ma sono centinaia e con diffusione territoriale i gruppi simili sui socialnetwork.

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