
Dopo due anni con esami di maturità in “Smart working” finalmente i maturandi sono tornati a diplomarsi normalmente, quel “face to face” che è mancato per un bel po’ e che tutti i protagonisti coinvolti necessitavano: docenti e studenti. Ai fatti si è sentita la discrepanza.
Quella discrepanza di studiare davanti a un pc o in classe, quella discrepanza di diplomarsi in sede e non dietro a un pc di casa. Dal Ministero dell’Istruzione trapela uno stupore ardir poco sconcertante, per quanto emerso durante gli esami di maturità. Clamorosi gli strafalcioni asseriti dai ragazzi.
Esemplificando: Liliana Segre è di colore, Mussolini è comunista, Mattarella presidente del Consiglio. Almeno con Mattarella il danno è stato lieve (diciamo così), gli aneddoti da “matita blu” su Liliana Segre e su Mussolini, allibiscono anche un innocuo scoiattolo forse. Tutto conduce ad una sola strada.
Una strada la cui bussola della cultura non è che si è smarrita, non c’è quasi più. Si è dileguata senza lasciare traccia alcuna e dispiace per certi versi, perché se questi ragazzi rappresentano il futuro e il presente attuale recita questa deprimente situazione, aspettiamoci un domani sempre più mesto.
Non ci si diverte a disegnare un quadro tragico, si evidenzia la cornice attorno, una cornice analoga a un quadro di Pablo Picasso: più storta che dritta. Imputare questa situazione alla tecnologia è sbagliato, ma ad oggi un ragazzo su due più che leggere un libro o acculturarsi, smanetta un cellulare.
Preferisce andare su Tik Tok e vedere filmati che il social mostra, piuttosto capire come funziona realmente il mondo che gli gira intorno. Tik Tok, per dire pure Facebook – ormai paradossalmente è quasi obsoleto – Instagram, Twitter etc. Vale lo stesso discorso anche per loro.
Chi si è superato nell’idiozia, è un ragazzo della provincia di Modena – di Sassuolo per l’esattezza – il quale non ha gradito il voto finale: sessantaquattro centesimi. Oltre ad impugnarlo alla commissione, ha fatto causa alla scuola, rivolgendosi al tribunale amministrativo regionale (TAR).
Il TAR – dell’Emilia-Romagna in questo caso – gli ha dato torto e dato ragione alla scuola di conseguenza. Siamo alla follia, invece di preoccuparsi di cose più serie, in cui non ci si rende conto minimamente di cosa succede fuori dal nostro naso, ci preoccupiamo di futilità. Un quadro triste nel 2022.
Alfonso Infantino
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