Venerdì 12 aprile 2024, è stata la Giornata Nazionale per l’aderenza alla terapia. A cosa è servita questa giornata segnata in questa data sul calendario? A ricordare semplicemente a chiunque soffra di malattie di curarsi, specialmente se si tratta di malattie croniche, le quali si distinguono da quelle acute. Malattia cronica: migliori parzialmente ma non guarisci. Malattia acuta: migliori e puoi eventualmente anche guarire. In Italia persone con oltre sessantacinque anni sono colpite da malattie croniche, ma non tutte si curano adeguatamente. Anzi solo la metà di costoro, si presta a curarsi correttamente per cercare di migliorare una situazione non facile di suo. Questa scarsa aderenza terapeutica non è pigrizia o negligenza, ma è come se ci si lasciasse andare, come se inconsciamente i malati cronici sono assuefatti all’eventuale “loro epilogo”. Ma con “Affetti Desiderati”, questa tendenza nichilista può smettere di continuare, se si sprona il paziente medesimo a curarsi perbene.
Venerdì 12 aprile 2024, Giornata Nazionale per l’aderenza alla terapia con “Affetti Desiderati”
Si tratta di una nuova campagna promossa dal Gruppo Servier in Italia, in collaborazione con la Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), la quale sensibilizza e invita ai pazienti di curarsi e di non smettere di farlo. E come? Con la giusta terapia, a base di “pillole e compresse”. Assumendo costoro nella giusta dose – senza trascurare nessun dettaglio, incluso l’orario – i pazienti che soffrono di malattie croniche (soprattutto quelle cardiovascolari) sono spronate nel cercare di migliorare la loro situazione, onde evitare di comprometterla ulteriormente. Numeri alla mano, una corretta base terapeutica decrementa del 20% le malattie cardiovascolari e del 35% di mortalità per tutte le cause. Ma contestualmente si evidenzia come si rinuncia a curarsi dopo solo un anno di terapia e con la campagna “Affetti Desiderati”, l’intento è di eliminare questa tendenza. Un’impresa ardua al momento, basta volerlo senza farsi abbattere, sennò vince la malattia e non deve vincere.