Il valore dell’Essere Umano
Che valore andrebbe dato all’Essere Umano, sia come sostanza sia come idea. Sono un Essere Umano e/o Mi sento di essere umano ? Erich FROMM afferma in “La disobbedienza ed altri saggi” a pagina 96 nei suoi scritti quanto segue. ” … Fin quando l’uomo pensa che il suo ideale è posto fuori di lui egli uscirà da sé stesso e cercherà adempimento là dove non lo può trovare. Cercherà soluzioni e riposte in qualsiasi punto salvo dove potrebbe rivenirle: in sé stesso” (E. FROMM, On Disobedience and Other Essays). Avere o Essere ? Cosa cerchiamo ora, adesso, hic et nunc, nella nostra Vita ? Fluttuano domande retoriche disdegnando il punto interrogativo. Un bel fisico, magari ricorrendo alla chirurgia estetica. Un bel lavoro, magari abbassandoci a delle leggi di mercato sempre più ignobili ed inique. Il successo, magari spiaccicando impietosamente chiunque ci si ponga innanzi. L’Uomo dove è finito ?
Mi spaventa tanto l’aporofobia
Psicologia stravolta dell’Essere Umano
Un correre sempre più frenetico. Non dei giovani che ancora si chiedono cosa fare, ma dei cosiddetti maturi che rincorrono ideali pseudo giovanili anacronistici. Nella lingua inglese esiste il termine Wannabe (contrazione di want to be, “voler essere”). Parola che si riferisce a chi aspira a qualcosa, in particolare a ricoprire una certa posizione oppure ad essere qualcuno, fingendo appunto di essere importante o di ricoprire un certo ruolo. Come anziani che aspirano ad essere “Giovani”, con gli acciacchi fastidiosi tipici dell’età, salutando gli amici loro coetanei chiamandoli “ragazzi”. Una canzone recita noi siamo wannabes, molti l’ascoltano, tanti la canticchiano, pochi la comprendono. Un effetto Dunning-Kruger sempre più dilagante. Ragionare diventa così un mero aggiungere parole, frasi, proposizioni con nessi logico/causali traballanti. Non se ne sa niente di vari argomenti ma si pensa sia utile dire la propria solo per mettersi in mostra. Ancor più Mi spaventa tanto l’aporofobia.
Mi spaventa tanto l’aporofobia
Mi spaventa tanto l’aporofobia
Neologismo di origine spagnola coniato nel 1995 dalla professoressa Adela CORTINA ORTS. Di derivazione greca, á-poros, con l’alfa privativa, (significa senza risorse o povero) e fóbos (paura). Quindi il termine “aporofobia” indica l’odio, la paura, la repulsione e/o l’ostilità verso il povero. Andando oltre le più generiche definizioni di “razzismo” e di “xenofobia” si definisce così uno specifico tipo di paura verso le persone in condizione di povertà. Si assiste a sfoggi di pseudo ricchezza volti a dare un senso ad una esistenza vuota che preoccupa chi la vive. Spaventa tanto l’aporofobia perché è una proiezione dell’inconscio sofferente di chi non vuole diventare come il povero che incontra per strada. Ci sono comici (per fortuna pochi ancora) che prendono in giro la razza, la povertà, il censo. Tutto sta perdendo senso e valore in nome della rapidità e della monetizzazione. Funzionano sempre meno bene molte cose, soprattutto il ragionamento e l’etica.
Penso che pochi sappiano cogliere la sola ironia di questi giullari mentre di fondo subliminalmente vanno a colpire i più deboli, le categorie svantaggiate. La aporofobia che trasuda sempre più ovunque fa sempre più danni.
Durante i governi dispotici si rendono ridicoli gli avversari. Scherzando spesso così, per molti, penso che venga quasi “naturale” maltrattare o aggredire chi non integrato nella massa, ad esempio purtroppo come un clochard. Fortunatamente i giovani sono più sani di quanto si creda.
Sottili forme di razzismo proiettate anche su chiunque si incontra e soprattutto sui disabili.
La resistenza psicologica farà pensare che guardo le cose al contrario …
Forse le vedo così anche perché esse stesse sono distorte.
Perdonatemi ma Io non ci sto.
Pensiamoci su.
Arturo CAMPANILE
Immagini consentite e/o di repertorio, Mi spaventa tanto l’aporofobia
https://artcampanile.blogspot.com/
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