#Alzheimer, il poco sonno alimenta l’evolversi della patologia. Cervello in pericolo? Secondo quanto si apprende dall’altra parte dell’oceano, ci troviamo nella terra dove purtroppo la guida un uomo alquanto temibile – come Donald Trump – e dunque parliamo degli Stati Uniti, la carenza di sonno profondo influisce negativamente sulla nostra attività cerebrale. Nel senso, la riduce drasticamente. Si intacca la corteccia parietale inferiore, ove risiede la salute cognitiva: zona che previene il morbo di Alzheimer. E se si “disturba” questa corteccia, c’è da preoccuparsi! Diventa terreno fertile per la patologia di Alzheimer. Scongiurare questa terribile conseguenza, è quantomeno la priorità. Dagli Stati Uniti trapela che sono stati campionati almeno duecentosettanta adulti.
#Alzheimer, il poco sonno alimenta l’evolversi della patologia. Dagli USA un’analisi specifica
L’età media anagrafica degli adulti campionati: sessantuno anni e in buone condizioni di salute. Sono stati esaminati minuziosamente, controllando sia il sonno e sia il cervello. E’ emerso che su duecentosettanta adulti, più della metà presentava un sonno disturbato e si era ristretta la corteccia parietale inferiore, rispetto agli altri esaminati. Gli altri esaminati: il sonno era regolare e più profondo. Per i ricercatori statunitensi, un sonno disturbato e una corteccia parietale inferiore, sono sintomi di una gravissima situazione: il morbo di Alzheimer. Il ridursi dell’attività cerebrale durante il sonno, scaturisce effetti negativi sulla persona. Un sonno regolare e profondo invece, consente alla persona stessa, di dormire meglio e di vivere in salute più a lungo.