Pride: la cultura dell’inclusione entra in azienda

Indeed: celebrare inclusione, uguaglianza e diritti LGBTQI+ sta diventando consuetudine per le aziende italiane. 6 datori di lavori su 10 sono attenti all’appuntamento.

Che le aziende facciano di più in materia di tutela dei diritti LGBTQI+ è un’esigenza molto sentita dai lavoratori

Ogni anno, in migliaia di città in tutto il mondo, il Pride e le celebrazioni del mese di giugno richiamano l’attenzione sui diritti della comunità LGBTQI+. Un fenomeno che coinvolge sempre di più anche il mondo del lavoro. È quanto emerge da uno studio condotto da Indeed – portale numero uno al mondo per chi cerca e offre lavoro – che ha preso in considerazione circa 500 recruiter e 1000 lavoratori italiani.

Pride, dunque, non solo come appuntamento nelle principali città italiane, ma anche nei calendari aziendali. Più di 6 datori di lavoro su 10 dichiarano di “riconoscere e celebrare eventi che valorizzano e accolgono le diversità, come il Pride”.

Allo stesso modo, il 60% dei lavoratori (con picchi del 64% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni) desidera lavorare per un’azienda che celebri l’uguaglianza e valorizzi la diversità come ricchezza. Del resto, l’85% dei partecipanti al sondaggio ritiene di fondamentale importanza che il proprio datore di lavoro sappia garantire l’uguaglianza e incoraggi le persone a essere veramente se stesse sul posto di lavoro.

Che le aziende facciano di più in materia di tutela dei diritti LGBTQI+ è un’esigenza sentita dai lavoratori. Policy contro il bullismo e molestie (60%) e training “anti-bias” (50%) sono tra gli strumenti ritenuti importanti per la costruzione di una cultura inclusiva.

 Come trovare un posto di lavoro che sia davvero inclusivo e valorizzi uguaglianza e diversità? Anche se non si ha conoscenza diretta della vita all’interno dell’azienda, ci sono alcuni indizi per capirlo prima di accettare un impiego:

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