Roma, Teatro Vascello: La Classe, il docupuppets che emoziona
Fabiana Iacozzilli nel contesto del Romaeuropa Festival 2023 porta sul palco uno spettacolo che già fin dalle prime battute è un piccolo capolavoro

Roma ospita il percorso emozionale presente nella La trilogia del vento. Un trittico ad opera di Fabiana Iacozzilli che pone interrogativi mai risolti, sulle tre tappe dell’esistenza umana: infanzia, maturità e vecchiaia. Nella prima tappa i bimbi vengono interpretati da straordinari marionette che rendono attualissimi i ricordi di un’infanzia vissuta all’ombra di una suora despota, e quelle dinamiche che ognuno di noi ha inevitabilmente vissuto in maniera indelebile.
Roma, atmosfera impalpabile ma sempre presente in scena
La trilogia del vento è un trittico in cui Fabiana Iacozzilli si interroga su tre tappe dell’esistenza umana. La prima è l’infanzia e il rapporto con i maestri che ci mostrano o ci impongono delle vie da percorrere. La seconda tappa è la maturità e il rapporto con la genitorialità e la cura e, infine, la vecchiaia in cui si analizza il rapporto con il vuoto, e il senso della memoria.
I punti di partenza per questo affascinante e coinvolgente viaggio teatrale, , evidenziano per la prima volta volta – il contesto autobiografico dell’autrice, contrapponendolo al materiale creativo- artistico. Contributo fondamentale all’opera messa in scena, le tragi-comiche interviste a donne e uomini che hanno condiviso un frammento della loro fragile infanzia.
Ognuno di noi apparterrà per sempre alla sua classe
Tutti noi ci potremo riconoscere sin dai primi momenti della performance teatrale, nelle smorfie, i tremori e le burle messe in scena ne “La classe” di Fabiana Iacozzilli. Srotolati come bobine cinematografiche, tutte quelle dinamiche che fanno parte quasi inevitabilmente, della prima memoria scolastica di ognuno di noi.
I piccoli scolari sono magistralmente interpretati da pupazzi che trascorrono il tempo a scuola con la primaria paura di ricevere punizioni corporali, dall’inquietante figura della Suor Lidia. Ciascuno di noi tra i banchi di scuola ha vissuto paure ancestrali fatte di visionarie situazioni, portate allo stremo, in una girandola emozionale.
La regista richiama all’appello i primi anni della sua vita scolastica trascorsi all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati alla sua maestra Suor Lidia, appunto.
Il palco è in continuo fermento, come la nostra vita
Il palco è in continuo mutamento dove i banchi si smembrano e si ricompattano quasi a volersi trasformare di volta in volta in una sorta di tavoli di sala operatoria o da macello. Protagonisti i rumori delle matite che scrivono incessantemente quasi a voler incidere i fogli. Il respirare dei piccoli pupazzi-attori poi, sottolinea di all’occorrenza gli stati d’ansia e di paura che attraversano la classe, al cospetto dell’inquietante suora.
I corpicini di legno si muovono tra mille titubanze quando si trovano dinanzi a Suor Lidia, unica presenza in carne ed ossa che non si svela mai totalmente, alla vista degli spettatori. Le voci fuori campo vengono chiamate a evocare un episodio, un ricordo, un frammento di vita scolastica, una gag. Il tutto condito dall’intercalare romano, tremendamente simpatico fin dalle prime battute, in tutte le sue declinazioni timbriche.
In questa rappresentazione teatrale c’è tanto materiale autobiografico, che la regista stessa con la sua voce fuoricampo, ci tiene a sottolineare. Una sua breve incursione sul palco verso la conclusione dello spettacolo, ci mette faccia a faccia con colei che quelle situazioni magistralmente messe in scena dagli attori-burattinai, altro non sono che una necessità sua personale di pareggiare i conti con la propria infanzia.
60 minuti tra creatività, ricordi, Roma, e tanto talento teatrale
Lo spettacolo cattura lo spettatore con i pupazzi, con il suo buio sul palco che tiene con il fiato sospeso, con le voci fuori campo che raccontano esilaranti spaccati di situazioni scolastiche infantili. Altro elemento che piace sono i punti luce che come meteore stanno a sottolineare le situazioni che si avvicendano nei 60 minuti dello spettacolo.
Volendo fare un confronto tra coetanei la scuola è un’immagine, un sogno, che ritorna un po’ alla mente di tutti, evocando in alcuni ricordi felici, e in altri eventi traumatici che segnano per sempre. Fabiana Iacozzilli, un’artista poliedrica che con i suoi esordi sempre originali, audaci e scenografie impattanti, nel corso di 10 anni di trascorsi teatrali, si è fatta conoscere per la sua creatività, mai prevedibile.
I tenerissimi puppets vanno ad impersonare i compagni di scuola della regista, facendoci immergere in uno spaccato della sua intima infanzia a Roma, così personale. Suor Lidia, di certo una creatura agli antipodi con il metodo Montessori, malgrado siano trascorsi diversi decenni, è rimasto un ricordo indelebile anche nella memoria dei vecchi compagni di classe, che la Iacozzilli in esilaranti audio-interviste, coinvolge sul palco.
Pupazzi straordinari e audio altamente emozionale
La nostra infanzia dura solo un battito di ciglia se la paragoniamo agli anni a venire, ma ci segnerà per sempre. Le prime forti emozioni, le paure, le prime vittorie e le prime conquiste daranno il via al plasmarsi degli uomini e delle donne che saremo in grado di essere, nel corso degli anni.
Le marionette di Fiammetta Mandich ispirano tenerezza e fragilità infinita, con i loro occhi esagerati e gli arti filiformi. Lo spettacolo risulta essere davvero originale anche grazie al contributo audio di Hubert Westkemper che avvolge magicamente la platea, estraniandolo per un lungo momento, dalla realtà e dallo spazio.
Performer straordinari
Il tempo di vivere il sogno messo in scena sul palco, facendo tornare lo spettatore indietro nel tempo. Altro grande riconoscimento ai performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti, che per una sera ci hanno fatto sognare, sui banchi di scuola, rievocando la nostra personale Suor Lidia.
Poi si riaccendono le luci, e i piccoli scolari lasciano il posto a donne e uomini di oggi, che conserveranno per sempre nei loro cuori quelle sciocche gag, vissute tra i banchi di scuola, come uno dei più preziosi diamanti rari.