Esordire con l’Italia oggi è più povera senza Gino Strada, sembra una frase fatta, un discorso che si ripete ogni qualvolta che ci lascia qualcuno, un pezzo da novanta insostituibile. In questo caso purtroppo è proprio così, la sua maestosità era talmente alta, che pensare di raggiungerla era ed è utopistico.
Un ferragosto terribile, ricordando i tre anni da quando crollò il ponte Morandi a Genova – lasciandoci la vita ben quarantatre persone – e ora la notizia che a settantatre anni è morto Gino Strada. Un Gigante tra tanti nani. Un attivista, un filantropo, un medico che ha schierato il prossimo davanti a sé.
Una persona speciale che grazie ad Emergency – la ong che lui medesimo ha ideato e fondato – ha salvato e continua a salvare tante persone vittime di guerre o gravemente malate. Ha raccomandato a chi voleva partecipare ad Emergency, brevi parole ma intense e significative per trasmettere bene il messaggio.
“Se se qui per lavoro, sei nel posto sbagliato. Se sei qui per contribuire anche un pezzettino della tua vita verso chi ne ha bisogno, allora sei in quello giusto”. Poche parole, ma sagge e che ti lasciano ancora più triste, pensando che un Uomo come lui non c’è più ora. Un Uomo che ha stampato su stesso uno dei dieci comandamenti.
“Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ecco, Gino Strada incarnava appieno questo comandamento, queste parole. Avessimo tanti Gino Strada oggi, domani e sempre, non avremmo di che preoccuparci. Ma il punto è ci saranno mai? A parte coloro che lui stesso ha reclutato e persuaso a collaborare, ci saranno altri di loro iniziativa?
Oggi come oggi la spontaneità fatica ad esserci, specie se si tratta di questi discorsi, i quali coinvolgono salvare e aiutare gli altri. Un po’ la pandemia ci ha aperto gli occhi e in parte la situazione sembra invertirsi, tende a dirigersi su quella “Strada” indicataci da Gino. La nostra bussola, il nostro faro. Ovunque tu sia, grazie per tutto.
Alfonso Infantino
