
Al via giovedì, 10 aprile alle ore 9:30, la due giorni della quinta edizione dell’Alzheimer Summit organizzato dalla Fondazione Maratona Alzheimer.
Interverranno, tra gli altri: Vasco Errani, Presidente Associazione Giovanni Bissoni; Massimo Fabi, Assessore alle Politiche per la salute dell’Emilia Romagna; Isabella Conti, Assessora Welfare Regione Emilia Romagna.
Summit 2025: appuntamento da non mancare
L’appuntamento è rivolto a tutti coloro che si occupano di persone con Alzheimer, siano operatori sanitari, o educatori, volontari, familiari e caregiver, studenti, ricercatori e rappresentanti delle istituzioni. Ma il Summit intende rivolgersi anche a tutti coloro, come i giornalisti, che hanno il compito di raccontare la malattia e di far conoscere luci e ombre del sistema di assistenza sanitaria, compresa la cruciale questione che riguarda la tutela del diritto alla salute che resta un diritto e non un privilegio.
Il Summit infatti si concentrerà non sulla malattia, ma sulla persona, sulla cura delle sue emozioni, sulla cura delle sue relazioni e dei suoi diritti inalienabili. E allora il tema non è la malattia, ma la persona che la malattia, per quanto grave e avanzata sia, non può cancellare, è la persona il centro e il perno non solo degli interventi socio sanitari o dei necessari provvedimenti legislativi.
È la stessa Prof. Laura Calzà, Direttrice della Fondazione IRET e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Maratona Alzheimer, nell’abstract del suo intervento “Complessità: perché i numeri non raccontano la demenza?” (10 aprile alle 10.30) a svolgere proprio questo fondamentale concetto che supera di gran lunga la sola rappresentazione numerica di un intero mondo che nella narrazione, basata esclusivamente sul dato quantitativo, diventa invece la narrazione di un “fenomeno”: “…la rappresentazione numerica degli eventi rappresenta la base metodologica. Consente di misurare le osservazioni, trasformando ad esempio la percezione di caldo o freddo in dati quantitativi. Ne derivano la precisione e l’accuratezza e quindi la possibilità di un confronto di queste misure fra contesti diversi. La rappresentazione numerica delle demenze ci restituisce i dati che tutti conosciamo, che sono la base della comunicazione scientifica, ma anche generalista della malattia, e servono a prendere decisioni per i pazienti, i familiari, i caregivers, il sistema sanitario, le comunità, la politica più in generale. Ma, alla fine, questa massa di dati, di descrizione della malattia attraverso il valore numerico “medio” dei suoi infiniti aspetti, ci lascia insoddisfatti, lascia la sensazione di tanto, troppo “non detto”. I numeri descrivono la malattia, ma ci dicono poco della singola persona ammalata… Perché la malattia, con le sue categorie sintomatologiche e i relativi numeri, non identifica la persona: la persona non è la sua demenza, ma quello che perde quando la malattia compare, e cioè la mente (“de-mentia”). Dobbiamo partire della mente di ciascuno, e in particolare dal suo tratto distintivo che è l’originalità, il risultato di un’esperienza unica e irripetibile.”
Riprende il Caffè Alzheimer Diffuso
Il Summit sarà anche l’occasione per annunciare la ripartenza del Caffè Alzheimer Diffuso, un progetto promosso dalla Fondazione Maratona Alzheimer in collaborazione con l’Associazione Italiana di Psicogeriatria che vede coinvolte oltre 55 associazioni in 16 regione italiane: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia R., Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto. E naturalmente vi sarà spazio per una ampia riflessione sul ruolo svolto dai Caffè Alzheimer come luoghi capaci di interpretare i bisogni del malato e della famiglia, un luogo aperto dove la cura diventa ascolto, supporto, relazione e rispetto dell’identità delle persone, oltre la malattia.
Il Prof. Stefano Govoni dell’Università di Pavia e Consigliere della Fondazione Maratona Alzheimer svolgerà un intervento dal titolo “La bellezza e le emozioni nella demenza” (10 aprile 16.15) e affronterà il tema della “bellezza, intesa come stimolo sensoriale ed emotivo… un potente strumento per migliorare la qualità della vita delle persone affette da demenza” e dei “..benefici del contatto con la natura, dei giardini terapeutici e delle attività all’aperto per ridurre l’ansia e migliorare l’umore. … L’obiettivo finale è quello di pensare strumenti concreti per creare ambienti e attività che stimolino le emozioni positive, promuovano la connessione sociale e migliorino la qualità della vita delle persone con demenza, ricordando che, anche nelle fasi più avanzate della malattia, la capacità di provare emozioni e di apprezzare la bellezza rimane in larga misura intatta”. E infine il prof Govoni ci consegna un sogno che sappia unire la concretezza della proposta dei Caffè Alzheimer alla necessità di circondare di “bellezza” ogni azione rivolta alle persone con Alzheimer: “Sogniamo il Gambrinus dei Caffè Alzheimer!”