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Tomas Bacoccoli: dalla Svezia a Corciano per papà

L'Ambasciata di Svezia ospita l'Umbria attraverso la storia di un uomo che abbandona la sua vita agiata in Svezia per trasferirsi in un piccolo paesino, per amore del padre.

Roma, all’Ambasciata di Svezia Malena Hessel, e i Consiglieri d’Ambasciata Maria Åkerlund De Francisco e Samuel Sandberg Bremell, sono i premurosi padroni di casa che hanno ospitato di recente, l’autore Tomas Bacoccoli. Occasione questa per presentare l’opera prima dell’imprenditore italo svedese, che ha recentemente portato all’onore delle cronache la deliziosa cittadina umbra di Corciano.

Tomas Bacoccoli in terra svedese, con cuore italiano

Tomas Bacoccoli, classe 1970 è principalmente un imprenditore, che ad un certo punto della sua vita, ha scelto di dare più spazio grande passione per la scrittura. Nel 2014 con sua moglie Elin e i loro tre figli, decidono di lasciare la Svezia e andare a vivere a Corciano.

Ecco che a seguito di vari accadimenti, vanno così a travolgere quello che fino a quel momento era un ménage familiare ben pianificato. In terra di Svezia i coniugi Bacoccoli hanno lasciato carriere gratificanti, e una vita agiata. Oggi però a Corciano sono riusciti a creare un ponte commerciale con la Svezia, consolidando un’attività produttiva volta alla commercializzazione dell’olio locale.

Proprio nel suo romanzo d’esordio, “Ritorno in Umbria“, Bacoccoli racconta il passaggio da una vita comoda e stimata in Svezia al suo trasferimento in un delizioso borgo umbro. Il trasferimento implica l’abbandono di una carriera ad alti livelli, per prendersi cura di un padre che, a differenza di quanto fatto per lui, ora ha bisogno di cure, conforto e assistenza.

Il libro offre una duplice opportunità di esplorazione. Da una parte viene raccontato il legame profondo tra Svezia e Italia, mentre il lettore viene immerso nella delicata storia personale di sacrificio e cambiamento dell’autore. Si assiste ad uno stravolgimento completo di prospettiva di vita.

Un terzo protagonista del romanzo che svolge un ruolo fondamentale, è l’Alzheimer. La malattia del padre determina nuovi tempi, scelte, comportamenti, ostacoli, battaglie interiori e tormenti, che faranno riaffiorare una personalità in lotta contro il tempo, che divora ricordi, sentimenti e autonomia.

photo by @laurascarpellini

Genesi del romanzo

Non è semplice per un’esordiente affrontare un tema così delicato come il rapporto con un padre, affetto da una grave forma di demenza degenerativa. A tal riguardo Bacoccoli racconta ” C’ho messo tanto a scrivere questo libro, quasi 5 anni. Ho dovuto attuare anche un pò di ricerca mentre lo scrivevo, e questo ha fatto slittare del tempo. Pensavo di essere pronto dopo 4 anni, ma il mio editore io abbiamo deciso di dargli un anno in più a questo progetto, perché ci voleva un grande lavoro ma non solo in termini di ricerca, ma anche di emozioni”.

La trama del romanzo consente a diversi elementi di emergere nel corso della storia. Se da un lato abbiamo la svolta della propria condizione di vita, dall’altra ecco che la malattia del padre viene messa in luce in diverse angolazioni. “Questa storia sono mi ha messo di fronte al dover riuscire a descrivere bene i caratteri. Mio padre è la persona malata e dietro ogni persona malata c’è una vita. C’è quello che era prima della demenza. E’ importante tenere a mente che quando trattiamo con le persone che magari non sono più se stesse, ricordare sempre quello che erano. Nel mio romanzo non è mai stato l’obiettivo  principale il voler trattare la demenza, però diciamo che anche nelle manifestazioni dell’arte più bella,  proprio dai disagi più profondi nasce qualcosa di straordinario”.

Bacoccoli esprime poi il suo senso di fastidio  in merito che, a suo avviso, nel nostro Paese ancora si parli e si faccia troppo poco sulla demenza e sull’Alzheimer. L’autore pensa che una maggiore diffusione della presa di coscienza dell’ l’Alzheimer, possa dare enfasi alla ricerca, e alle diverse soluzioni possibili.

“Ogni persona che si ammala di Alzheimer vede il coinvolgimento di altre 10 che gravitano intorno ad essa. La situazione che ho raccontato non è stata definita come il fulcro della storia. Ma come per i Titanic in cui non si è voluto parlare della tragedia ma della storia d’amore, così è stato impostato il mio romanzo a cui  L’Alzheimer ha fatto da sfondo”.

Tomas Bacoccoli e l’intuizione di una pagina alla volta

“Secondo me il punto di forza di questa storia è che non è solo commuovente, ma si ride molto. In questa vicenda io sono il figlio e come spesso accade per i figli ci si trova coinvolti in determinate situazioni, senza volerlo. È stato tutto molto complicato almeno all’inizio, – prosegue Bacoccoli – perché si ha una famiglia, un lavoro e una vita indipendente da gestire. I non mi reputo un eroe per essere tornato in Italia per aiutare mio padre, in ogni caso a tale decisione hanno contribuito altri fattori. Certamente poi mi sono trovato in questa situazione, e ho dovuto combattere comunque provando a fare del mio meglio”

“In certi momenti risulta difficile raccontare questa storia. Bisogna scavare dentro sé stesso questo. Una trama talvolta così complessa bisogna in ogni caso renderla facile per il lettore. Il voglio che ogni pagina del libro debba essere una specie di pubblicità per quella successiva, altrimenti uno metterebbe subito giù il volume”. Questa considerazione di Tomas Bacoccoli fa riaffiorare il suo acume da affermato manager, dalle spiccate attitudini imprenditoriali e pratiche.

“Non è facile mettere insieme due storie parallele. Una che parla di papà e l’altra che inizia nel 2013 quando noi decidemmo di scendere giù in Italia. Questo forse è stato il lavoro più difficile da strutturare”.

Un fenomeno editoriale e di consensi

Tomas Bacoccoli non si aspettava di certo di poter suscitare tanto interesse di pubblico, con la sua opera prima: “Mi ha fatto molto piacere che i miei lettori abbiano potuto trarre degli insegnamenti dal mio libro, certamente. Ciascuno ha fatto suo un concetto, una riflessione, una situazione. Il mio primo libro ha venduto ben 2000 copie in un anno”.

Prosegue poi l’autore: “Non male per il tetto fissato alla metà dei numeri raggiunti, che ci eravamo prefissati. Il secondo anno ho venduto 14 mila copie confermando così che la gente iniziava a parlare del mio romanzo. In breve tempo è divenuto in Svezia è ho sentito dire che sia stato il libro più regalato. Evidentemente c’è qualcosa dentro che tu leggi e vuoi condividere con qualcun altro”.

“Sicuramente nel 2027 ci sarà un continuo della storia, assolutamente. Quello che ho raccontato è un mondo particolare, per cui posso continuare a raccontare la storia incredibile di mio padre, il suo vissuto. Tutto ciò che ho acquisito facendo interviste nel suo paese, tra i suoi amici. Inoltre ho già un altro progetto editoriale “Etrusken”, che sta suscitando consensi”.

Un autore da seguire sicuramente se non fosse per la sua sensibilità, e per il suo approccio alla scrittura mosso da una situazione familiare molto delicata e coinvolgente.

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