La Scala di Milano porta in scena la brutalità della guerra nell’opera contemporanea “Madina”
Non volevo morire e non volevo ammazzare. C’era solo paura dentro di me, nient’altro. Da allora non sento più nulla, né il freddo né il caldo, né la rabbia né il dolore

Siamo abituati all’idea dell’opera come qualcosa di “favolistico”, in cui la collocazione remota nel tempo e nello spazio ed i personaggi eroici, spesso idealizzati quali modelli esemplari del bene e del male, ci portano a vivere il momento della rappresentazione quasi come un sogno, uno stacco dal mondo reale.
Con “Madina”, opera del 2019 composta da Fabio Vacchi su libretto di Emmanuelle de Villepin e commissionata dal Teatro alla Scala, questo processo di estraniazione ci è precluso proprio dalla tragica attualità dei temi affrontati: terrorismo, violenza sulle donne, conflitti ideologico-religiosi, migrazione. Esempio di “teatro-danza”, come la definisce il suo autore, l’opera è la trasposizione musicale de “La ragazza che non voleva morire”, romanzo di Emmanuelle de Villepin ispirato ad un fatto di cronaca. Esso narra la storia di Madina, una giovane cecena vissuta durante la prima guerra tra Russia e Cecenia (1994 – 1996). La ragazza ha assistito alla morte dei genitori durante il terribile assedio russo di Groznyj, i cui bombardamenti lasciarono la città così devastata da indurre le Nazioni Unite a proclamarla nel 2003 la città più devastata del mondo. Stuprata insieme all’amica Zarema da soldati russi ubriachi, Madina vedrà la sua amica morire soffocata da un generale russo e perderà per sempre la sua innocenza. A questo punto la ragazza, vittima della guerra, diventa vittima anche della famiglia, in particolare dallo zio Kamzan, capo dei ribelli wahabiti. Questi infatti, animati da una feroce volontà di vendetta e da un sentimento di onore perduto, sanciscono la condanna a morte di Madina, costringendola a trasformarsi in una terrorista kamikaze.
Madina però, seppur stordita dalle droghe del crudele Kamzan, poco prima di farsi esplodere, depone la cintura e rivendica la sua volontà di “non voler uccidere né morire”. La bomba esplode comunque nelle mani dell’artificiere incaricato di disinnescare l’ordigno, uccidendolo. La ragazza viene quindi arrestata, sottoposta a processo, riconosciuta colpevole e rinchiusa in carcere, perché “Il terrorismo è indifendibile, punto e basta”, come recita il libretto.
L’opera “Madina”, in programmazione al Teatro alla Scala di Milano dal 1° al 9 marzo, porta in scena il dolore delle vittime della violenza della guerra, ma anche di tutte le brutalità umane; diventa dramma universale. L’impatto scenico di profondo coinvolgimento è raggiunto grazie all’ottima connessione tra i diversi linguaggi artistici utilizzati: la costruzione musicale perfettamente aderente al messaggio narrativo, trova corrispondenze espressive ed emozionali nella danza, grazie alla passionale, dinamica ed intensa coreografia di Mauro Bigonzetti. Il corpo è il protagonista di questa pièce: violato, tormentato, dilaniato, ingabbiato. Presente in scena un attore, quale voce narrante, cui si affiancano un mezzosoprano, un tenore ed il coro in un dialogo euritmico tra orchestra (musica), diretta dal Maestro Michele Gamba, voce (parola), e danza in un reciproco e fecondo rapporto di potenziamento espressivo. La scenografia teatrale si arricchisce di immagini in video-proiezione che evocano scenari di guerra e conferiscono maggior risalto all’ambientazione della scrittura narrativa. Opera d’arte “totale”, in cui movimento, suono e immagine si intrecciano creando un insieme di straordinaria forza evocativa, che a tratti quasi travolge lo spettatore, trascinandolo all’interno del vortice della rappresentazione scenica.
Tra gli artisti in scena spicca su tutti, per la sublime ed intensa interpretazione della protagonista Madina, la danzatrice Antonella Albano, impeccabile nell’immedesimarsi nel personaggio e nel trasmettere emozioni attraverso la sua arte ed il suo corpo. L’abito rosso che indossa resta scolpito in modo indelebile nell’immaginazione come simbolo del cuore sanguinante del martirio che rappresenta.
“Madina” conferma il successo di critica e di pubblico conquistato al suo debutto in prima mondiale al Teatro alla Scala il 1° ottobre 2021. Questo risultato è stato possibile grazie al magistrale lavoro “corale” di artisti e tecnici; da sottolineare in particolare la bravura del corpo di ballo del Teatro alla Scala diretto da Manuel Legris e dei costumisti, che hanno contribuito a portare al massimo livello l’intensità espressiva di un’opera così “contemporanea” nei contenuti e nella forma; un dramma moderno in cui il bene ed il male oltrepassano i loro confini e – pur continuando a contrapporsi – tendono a mescolarsi.