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Cultura

Lello Marangio: l'ironia come chiave per leggere la realtà

Un viaggio tra comicità e riflessione nel suo ultimo libro, dove le parole diventano lo specchio della società

Il 25 ottobre 2024, è uscito in tutte le librerie fisiche e digitali ma anche su Amazon, Incontri ravvicinati con questo tipo, per la casa editrice Homo Scrivens il nuovo romanzo di Lello Marangio, autore brillante e versatile, che con il suo ultimo libro dimostra ancora una volta la capacità di raccontare il mondo con intelligenza, ironia e profondità. Marangio, noto per il suo talento nel combinare narrativa, umorismo e riflessione sociale, ci accompagna in un viaggio ricco di spunti di riflessione e momenti di leggerezza. In questa intervista scopriremo cosa si cela dietro il processo creativo del suo nuovo lavoro, le ispirazioni che lo hanno guidato e i messaggi che vuole trasmettere ai suoi lettori.

Lello Marangio ci presenta “Incontri ravvicinati con questo tipo”
Partiamo subito da Ercole Fabozzi: com’è nato questo personaggio così unico, un investigatore che non ha mai risolto nessun caso? Cosa ti ha ispirato nel crearlo?

Fra i tanti commissari che ci sono in giro nei libri e in televisione, tutti bravi e perfetti che risolvono con intelligenza i casi che gli vengono affidati, ne mancava proprio uno diverso, pasticcione che non risolvesse proprio nulla e
in più metteva in cattiva luce il commissariato per il quale esercitava. Mi ha ispirato proprio questa mancanza che da umorista ho pensato di cogliere, questo buco che ho riempito con Fabozzi.

Il libro gioca molto sull’ironia e sul lato comico della figura dell’investigatore. Quanto pensi che l’umorismo sia un ingrediente fondamentale nella scrittura di un personaggio del genere?

Io credo che l’umorismo sia fondamentale non solo nella scrittura in genere ma anche nella vita. Umorismo vuol dire ottimismo e l’ottimismo come diceva Tonino Guerra un grande sceneggiatore, è il sale della vita. Un poco ci vuole sempre per migliorarla la vita. Fabozzi senza umorismo non sarebbe nulla, e se è per questo ci sta anche il fatto che l’ ho ideato e lo scrivo io che sono un umorista.

Fabozzi detiene il record mondiale di trasferimenti, ben 22 in 15 anni! Questo potrebbe sembrare una sorta di fallimento professionale, ma cosa rappresenta, in realtà, per il suo percorso e per la sua caratterizzazione?

Questo record permette a lui di essere un personaggio unico nel suo genere perché lo caratterizzano molto, e consente a me come autore di scrivere cose divertenti. Tutte le gag che trovano spazio nel mio libro discendono proprio da questa sua unicità.

C’è un aspetto del personaggio di Fabozzi che ti fa particolarmente sorridere o che trovi particolarmente interessante da scrivere?

Sì, la sua bonarietà. Ercole Fabozzi è un buono, addirittura e sotto certi aspetti un ingenuo. E questo fatto che sia un tenerone anche se pasticcione, non lo mette mai nelle condizioni di essere cattivo, anche quando qualcuno,
per vendicarsi delle sue azioni strampalate, gli fa del male.

Nel libro, Fabozzi sembra trovare un supporto casuale che gli permette di continuare la sua carriera. Come hai sviluppato questa parte della trama? Quanto pensi che il caso e il destino influenzino la vita del protagonista?

Gioco forza la carriera del mio Fabozzi deve comunque continuare, è nato da poco e non può fermarsi qui. I supporti, le motivazioni e le vicende per farlo continuare a fare sciocchezze glieli creo io apposta. Sono io il suo destino, il suo futuro è nella mia penna.

La figura di Fabozzi sembra quasi una parodia del classico investigatore privato, ma al tempo stesso ci regala un personaggio che sembra umano nelle sue imperfezioni. Quanto pensi che questo lato umano, nonostante tutto, renda Fabozzi un personaggio affascinante?

Lo dicevo prima, Fabozzi è un buono e tutte le persone buone hanno una umanitò insita in loro, è nel loro carattere, nel loro DNA. Ed è proprio questa sua umanità che lo rende affascinante verso coloro che incappano nelle sue pagine, anche quando fa delle cazzate il suo lato umano non scompare. Mai.

Il titolo del libro, Incontri ravvicinati con questo tipo, sembra suggerire che Fabozzi sia un personaggio che non lascia indifferente chi lo incontra. Come pensi che il suo comportamento influenzi chi lo circonda?

Il suo comportamento non influenza ma coinvolge in pieno chi lo circonda, anche in maniera disastrosa. Nel primo capitolo del libro, per esempio, lui è la causa diretta della morte di un suo collega il Commissario Pastore. E mi fermo qui per non spoilerare nulla.

C’è un messaggio più profondo nascosto dietro l’ironia del libro, magari riguardo al fallimento, al destino o alla perseveranza?

I messaggi più importanti, e per me fondamentali, li lancio nei miei libri dove tratto di disabilità. Lo faccio con ironia ma sempre messaggi potenti sono. Con Fabozzi il messaggio principale lo lancio ai ragazzi, non tutti ovviamente, ma a quelli che leggono poco: leggete Fabozzi, l’ho scritto con un slang giovanile, vi appassionerete e divertirete. Garantiamo in due, io e lui.

Cosa possiamo aspettarci per il futuro di Ercole Fabozzi? Hai intenzione di farlo crescere o lo vedremo sempre alle prese con il suo destino di “non risolutore”?

Ci stiamo lavorando. A mio parere Fabozzi merita qualcosa di più. Sarebbe un peccato se rimanesse per sempre su di una pagina scritta. Insieme al mio editore Aldo Putignano della Homo Scrivens, stiamo tentando di dargli un bel futuro a questo commissario, di farlo vivere. Incrocio le dita.

Infine, cosa ti piacerebbe che i lettori portassero via dalla lettura di Incontri ravvicinati con questo tipo?

Mi piacerebbe che portassero via il libro, che lo tenessero con loro non solo per tutto il tempo della lettura ma anche oltre, e che alla fine NON lo prestassero per farlo leggere ad altri. Fabozzi si offende, il libro va comprato.
A proposito lo trovate in tutte le librerie e su tutti i siti specializzati, Amazon compreso. Buon Natale da me e dal mio, inseparabile amico commissario Ercole Fabozzi.

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Anastasia Marrapodi

Giornalista e promoter culturale

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