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Teatro Carcano – “Le verdi colline dell’Africa”

Un testo di metateatro esilarante ed arguto, che coinvolge il pubblico in una riflessione molta seria sul significato del teatro e la sua essenza

Il Teatro Carcano, inaugurato nel 1803, rappresenta oggi una delle più importanti realtà storico-culturali di Milano; una delle poche in grado di offrire spettacoli di prosa, danza e musica, oltre ad una prestigiosa scuola di danza ed un proprio centro di produzione. Nel corso degli anni il teatro ha subito varie vicissitudini e trasformazioni; da cineteatro, con proposte di cinema, lirica, operetta e varietà, è tornato definitivamente alla prosa negli anni ‘80. Dopo l’ultima ristrutturazione del 2010 ha recuperato il suo splendore e, con la sua sala di circa 1000 posti, una delle più grandi di Milano, vanta tutti i numeri per svolgere un ruolo di primo piano nella vita culturale milanese e nazionale.

Il Presidente Carlo Gavaudan, consapevole della potenzialità del Carcano, ha dato nuovo impulso alla programmazione del teatro, accettando la sfida di un confronto culturale innovativo, aperto ai nuovi orizzonti della contemporaneità.

Questo ambizioso progetto è stato realizzato grazie anche all’intuito di una direzione artistica tutta “al femminile”, composta da Lella Costa Serena Sinigaglia (direzione artistica) e Mariangela Pitturru (responsabile della programmazione e del coordinamento artistico), le quali hanno orientato il cambiamento nella direzione di un progetto più femminile, inclusivo, attento al sociale, alle contaminazioni dei nuovi media e quindi al linguaggio espressivo delle nuove generazioni.

La stagione teatrale 2023/2024 rispecchia questa nuova fase del Carcano, la cui ricerca espressiva arriva ad esplorare le forme di teatro più inconsuete.

Ne è un esempio “Le verdi colline dell’Africa”, spettacolo in programmazione dal 27 febbraio al 3 marzo; originale adattamento di Sabina Guzzanti al testo “Insulti al pubblico” (1966), atto unico a due personaggi dello scrittore e drammaturgo austriaco Peter Handke. Scritto quando aveva appena 24 anni di età, il testo teatrale più innovativo e dissacrante di Handkte, si scaglia in modo diretto contro l’assuefazione e la pigrizia mentale del pubblico, provocandone la reazione.

Mancano gli elementi tradizionali del teatro: non c’è una storia, non c’è una scenografia, non ci sono dei veri personaggi. C’è il teatro come luogo fisico di presenza e di aggregazione e c’è lo spettatore come protagonista e fruitore di un teatro che parla e riflette su sé stesso. Il testo quindi, solo apparentemente “aggressivo”, in realtà “mette in atto” un tentativo di coinvolgere il pubblico in una riflessione molta seria sul significato del teatro e la sua essenza.

Questo messaggio potrebbe apparire oggi in parte superato, ma la rilettura che ne fa Sabina Guzzanti, con la sua verve comica ed il suo spirito sagace, riesce a renderlo ancora attuale, sia per la scelta dei temi trattati (inclusione, identità sessuale, sfruttamento dell’immigrazione) sia per la modernità della messa in scena. Un copione al femminile, dove il punto di vista personale dell’attrice viene sostenuto, contraddetto e messo in discussione dal suo valido compagno di scena, Giorgio Tirabassi. Non manca una imitazione della Guzzanti, che qui interpreta la produttrice dello spettacolo originario, tratto dal romanzo “Verdi colline d’Africa” (1935) di Ernest Hemingway, che richiama il titolo della pièce. La vecchia signora compare in una videoproiezione in una versione “caricaturale” che esalta il talento comico e trasformistico dell’attrice.

Attraverso un gioco di “teatro nel teatro”, in cui gli attori recitano sé stessi ed il pubblico viene chiamato in causa come co-protagonista, mettendone in discussione il ruolo passivo, l’opera della Guzzanti mira a destabilizzare la tranquillità degli spettatori, fin dallo stesso titolo, che assolutamente nulla ha a che fare con quello che si vedrà in scena. Niente colline, niente Africa, dove non esistono rassicuranti “verdi colline”, ma una meditazione sul teatro e sul ruolo dell’attore, in cui i confini tra palcoscenico e platea vengono abbattuti. Un colloquio tra attori e pubblico, partendo da spunti ed osservazioni provocatorie e divertenti, facendo ricorso ai vari strumenti che il teatro mette a disposizione, tra cui alcuni inusuali dispositivi tecnici, che si inseriscono come interlocutori surreali tra gli astanti, suscitando stupore e divertimento.

Un testo di metateatro esilarante ed arguto, che riesce a coinvolgere il pubblico grazie anche all’ottima intesa della coppia Guzzanti-Tirabassi, sostenuta da un giusto ritmo di regia.

“Le verdi colline dell’Africa” andrà in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 19 al 21 aprile.

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