Lettera di una mamma al Ministro Fontana
Abbiamo ricevuto questa lettera, l’ennesimo grido di allarme e l’ennesima richiesta di aiuto per dei genitori che hanno un figlio disabile e per il bambino stesso. Non basta sensibilizzare il paese al problema, serve un aiuto concreto fatto di prestazioni sanitarie, economiche e psicologiche.
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L’integrazione non è una parolina magica o peggio ancora un’utopia, l’integrazione è un percorso che va fatto insieme, cittadini, governo e soggetti coinvolti. Assistere vuol dire garantire servizio e supporto, prendersi cura di quelle famiglie che a loro volta lo fanno con i propri figli disabili. Per capire ciò di cui hanno bisogno è necessario calarsi nella loro realtà, anche per poco tempo, come quello che s’impiega a leggere questa lettera.
Chissà???
Caro “Ministro Fontana” per i disabili, sono la mamma di un bambino di 10 anni, disabile, a seguito di un’asfissia alla nascita.
Sono stanca, ma non della patologia di mio figlio, con la sofferenza prima o poi impari a vivere.
Sono stanca del marciume che ci circonda, di quanti si arricchiscono sulla nostra sofferenza e a noi restano le briciole, con un servizio scarso o a volte assente.
Le cooperative si arricchiscono alle nostre spalle e cosa resta a noi genitori?
Cosa resta ai malati?
Quale è il livello di assistenza garantito a scuola?
Ci si ritrova poi davanti a un muro.
Per questo e per altro ancora caro Ministro, di un governo fatto dai cittadini per i cittadini, chiedo formalmente di incontrarla, perché se veramente vuole cambiare le cose, se veramente lo fa per i disabili e per le famiglie, deve iniziare ad ascoltare le famiglie dei disabili.
Le scrivo oggi chiedendole un incontro e le scriverò ogni giorno fino a quando ciò non accadrà, fin quando non deciderà di incontrare me, la mia famiglia ed Andrea…. fin quando non deciderà di vedere cosa c’è nel vaso di pandora.
A presto,
La mamma di Andrea.