
Conclusasi la kermesse dedicata al cinema alla Mostra di Venezia – con una madrina partenopea sbarcata nella città lagunare, come Serena Rossi – tra i film presentati c’è uno in particolare che desta curiosità e non passa inosservato: il docu-film dedicato ad Ezio Bosso. Il talentuoso musicista scomparso lo scorso anno.
Un movie che attraverso immagini e parole di chi ha avuto modo di conoscerlo, narra la sua storia, finita prematuramente. Parliamo di un genio del pianoforte che il 13 settembre avrebbe compiuto cinquant’anni e che la vita gli si è ritorta contro, contraendo una malattia ad appena quarant’anni. Un destino infame e beffardo.
Una patologia neurologica che gli ha privato a poco a poco della sua passione, fino a togliergli il bene più prezioso: la sua vita. A presentare il film oltre al nipote – Tommaso Bosso – c’era anche chi ha girato il docu-film: Giorgio Verdelli. Un regista che torna ad occuparsi di questo genere cinematografico.
In passato infatti, ha dedicato i suoi film ad altri personaggi di spicco del mondo della musica, come Paolo Conte e il compianto Pino Daniele. Ora è toccato ad Ezio Bosso, uno che suonava il pianoforte come se indossasse i guanti, con una facilità e bravura pazzesca. Non sono discorsi di circostanza, ma la sacrosanta verità.
Sul red carpet ha sfilato e sfilerà ancora tanta gente inutile per raggranellare un po’ di visibilità – come se non avesse già abbastanza (anche troppa e ingiustificata direi) sui social media – stavolta ha sfilato un film che promette bene, considerando chi sarà il protagonista. Un gesto nobile per ricordare un grande.
Non ha stropicciato troppo il tappeto rosso quando l’ha percorso, ma sicuramente lascerà la sua impronta. L’impronta di un artista che non ha smesso mai di sognare e di vivere, pur consapevole del macabro e triste epilogo. Per citare una celebre canzone di Paolo Conte: “It’s Wonderful”. Ezio Bosso was and is wonderful.
Alfonso Infantino
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