La grande bellezza dello sport inclusivo, quello che fa bene a tutti
Circolo Canottieri 3 Ponti e Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale ancora insieme nella regata che celebra lo sport migliore: la Discesa a remi del Danubio

La “Discesa a remi del Danubio”, regata internazionale e inclusiva, alla sua 5a edizione nel 2023, è ideata e organizzata dal Circolo Canottieri 3 Ponti di Roma, affiliato alla FIC-Federazione Italiana Canottaggio, con il fondamentale contributo della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale. Si divide in due parti: fino al 26 luglio da Schlögen a Vienna, dal 28 luglio al 2 agosto da Vienna a Budapest. All’arrivo saranno state attraversate, a parte l’Italia, tre nazioni, Austria, Slovacchia e Ungheria. E percorsi in acqua, remando, circa 600 chilometri.
Dall’Inclusione alla Relazione
L’inclusione lavorativa stimola creatività, innovazione e successo aziendale. E mentre in Italia il tasso di occupazione dei lavoratori disabili resta tra i più bassi in Europa, sempre più viene dimostrato come l’inclusione lavorativa possa incidere in maniera positiva sul clima interno alle organizzazioni, sullo sviluppo per gli occupati di nuove idee e competenze e sulla stessa reputazione aziendale. Attraverso l’assunzione di lavoratori con disabilità infatti, le aziende hanno la straordinaria occasione di contribuire concretamente alla costruzione di una società più inclusiva e più equa e questo viene loro riconosciuto.
E così l’inclusione sportiva. È un osmotico scambio generativo quello che si realizza negli equipaggi misti Master e Pararowing come quelli della regata in corso sul fiume europeo. Nelle quattro barche da 8 con timoniere, seguite nel tragitto su 2 motoscafi dagli organizzatori e dai tecnici dello Staff – per la prima parte della regata Riccardo Dezi, Giulia Benigni, Antonio Schettino e Catalin Blaj –, sono saliti a bordo infatti, accanto ad una compagine dei Master del CC3Ponti, di età mediasuperiore ai 55 anni. anche atleti diversamente abili: Ludovica Tramontin, Luca Agoletto e Daniele Stefanoni del Circolo Canottieri Aniene, l’atleta ipovedente Marco Carapacchio del Circolo Canottieri 3 Ponti e i due canottieri austriaci, anch’essi ipovedenti, Nathalie Podda e Michael Supper del Donauhort Ruderverein di Vienna. Tra gli accompagnatori Florian Kremslehner – presenza fondamentale anche nella regata di quest’anno –, Richard Sellinger e Eszter Hauer. Mentre prenderà parte alla seconda parte della regata invece l’atleta del Pararowing del CC3Ponti, Daniela De Blasis, alla sua seconda esperienza al timone sul Danubio.
E a bordo non solo le barriere linguistiche e legate alle diverse caratteristiche fisiche di ciascuno cadono, ma anzi il contatto con realtà diverse – ma mentre ci si trova letteralmente “nella stessa barca” –,“insegna” a relazionarsi con esse ai fini dell’obiettivo comune, alimenta la conoscenza di sé e dell’altro, ispira interazioni e sinergie inedite, sprigiona energie che al limite neppure si era certi di possedere. Per tutte le atlete e per tutti gli atleti. Il Pararowing, canottaggio praticato da persone con disabilità fisiche, sensoriali o intellettive, è del resto tra le discipline meglio capaci di dispiegare, come sport di squadra, queste potenzialità inclusive e di coesione sociale. E l’inclusione è la miglior cura per la discriminazione, di cui purtroppo persistono sacche neanche troppo silenti. Ne è certa la Fondazione Terzo Pilastro–Internazionale, col suo presidente, il Prof. Avv. Emmanuele F.M Emanuele, che infatti ha assicurato anche quest’anno il necessario appoggio alla complessa e impegnativa organizzazione della Discesa a remi del Danubio. Sulle sue barche le bandiere dell’Ente, visibile vessillo del valore condiviso del diritto allo sport come diritto alla salute e al benessere per tutti. Nessuno escluso.
Dalle idee ai fatti
Testimonianza di impegno costante lungo tutto l’anno nella progettazione e realizzazione di attività motorie e sportive che sappiano coniugare sport e disabilità e favorire scambi e confronto fra i territori in un’ottica inclusiva, sono Riccardo Dezi e Giulia Benigni, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del Circolo Canottieri 3 Ponti e tecnici di Canottaggio di IV livello Europeo. È loro l’idea di convogliare equipaggi misti nell’impresa della Discesa a remi del Danubio, con il sostegno fin dall’inizio della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale. A monte di questa edizione, la quinta, il percorso si è andato via via allungando, fino alla “Grande Discesa” del 2022, 600 chilometri da Passau a Budapest. Quest’anno si replica: partiti da Schlögen, in Austria, i primi 4 equipaggi coinvolti toccheranno per la prima parte della regata le città di Linz, Grein, Melk, Durnstein, Tulln e Vienna. Il 28 luglio i nuovi equipaggi salperanno da Vienna approdando in tappe successive a Bad Deutsch–Altenburg, Bratislava, Gonyu, Komarno, Ezstergom per chiudere a Budapest, in Ungheria.
E i due Tecnici sono invogliati a proseguire, nonostante le difficoltà dell’impresa, e a proporla anno dopo anno, proprio da quanto vedono coi loro occhi sul fiume: a dispetto della fatica e delle imprevedibili difficoltà atmosferiche o di contesto, a dispetto della eterogeneità per età, provenienza e condizioni fisiche degli equipaggi, vedono atlete e atleti, diversamente abili e non, attingere ad energie insospettate, accrescere la propria motivazione, superare i propri timori, migliorare visibilmente le proprie prestazioni, chiaramente sostenuti e supportati dalle relazioni instaurate con il gruppo la cui qualità dell’assieme cresce di giornata in giornata.
Andiamo “oltre”
A Riccardo Dezi però la parola “inclusione” comincia a stare stretta. Siamo tutti diversi – dice sostanzialmente –, non c’è uno più diverso dell’altro, siamo tutti unici, ognuno con il suo peculiare funzionamento, figlio di un diverso sviluppo o di una diversa storia personale. E la sfida allora è proprio quella di accettarci nelle nostre diversità (o meglio unicità) e supportarci, per arrivare a dare il meglio di quello che possiamo dare. Prima si comprenderà questo, prima avremo vinto la sfida: potenzialità libere di esprimersi vs limiti, anche reali, ma superabili. Insieme. È quello che lo Sport, e tra gli altri questo sport, è capace di insegnare a fare.
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