
La Sicilia in questo luglio che sta per concludersi non se la passa molto bene, a Palermo divampano incendi con un alto rischio di nube tossica: l’Arpa – agenzia regionale per la protezione ambientale – conferma che nell’aria della città circola diossina, come conseguenza appunto di ciò che narriamo e questo è un problema di una gravità enorme. L’aeroporto di Catania paga lo scotto di quanto accaduto a metà mese, l’esplosione ancora causa problemi. Manca acqua e luce in città e ciò induce ai turisti alla fuga. Anni di incuria, abbandono, infrastrutture inesistenti o fatiscenti, presentano il conto. Urge quasi chiudere la Sicilia per ristrutturazione.
Palermo e Catania in difficoltà, l’economia sociale accusa il colpo
Bisognerebbe davvero chiudere la Sicilia per ristrutturazione, per tentare di risolvere i problemi che questo mese di luglio ha generato. La causa non è così difficile da risalire, semplificando il concetto: un disagio non sorge all’improvviso, è solo conseguenza di quanto c’è stato (o meglio non c’è stato) in questi anni. L’indifferenza induce a questa degradante situazione e l’economia sociale l’accusa: la Sicilia, da sempre meta di turisti italiani o stranieri, rischia di non esserla in questa estate. Ma di finire nel baratro dell’oblio se non si interviene concretamente per eludere problemi maggiori o che quelli attuali aumentino ancora. Occorre agire subito.
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