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Progetto Serena: arrivano i cani molecolari per i diabetici e non solo

Con Roberto Zampieri andiamo a scoprire le innovative metodologie per l’addestramento di cani allerta, senza che il paziente o la sua famiglia siano costretti a sostenere costi proibitivi.

Progetto Serena Onlus APS pone l’attenzione ancora una volta sui nostri tanto amati amici a 4 zampe. Si tratta di un programma che a prima vista potrebbe sembrare alquanto bizzarro, ai più. La particolarità sta nel fatto di riuscire a preparare cani dall’apparenza normalissimi, in cani per l’allerta di crisi ipo/iper glicemiche.

Chi non ha mai posseduto un cane o non ha mai instaurato un rapporto molto stretto con questi animali che ormai sono presenti in moltissimi nuclei familiari, forse non comprenderà immediatamente l’empatia e le capacità che possono manifestarsi, in un “semplice cane”.

Progetto Serena: tutto ebbe inizio dall’amore senza fine per una figlia

Tra le pagine del portale del Progetto Serena sono in bella mostra foto che ritraggono cani di diverse razze, taglia ed età, che si relazionano in maniera simbiotica con l’uomo. Forse sarebbe meglio dire che si mettono a disposizione dell’amico umano, per operare soccorsi, offrire un supporto, o anche semplicemente suscitare un momento di tenerezza.

Il dottor Roberto Zampieri sperimentando tutta una serie di metodi innovativi per l’addestramento di cani per l’allerta di crisi ipo/iper glicemiche, nel 2013 è riuscito a far divenire realtà un suo grande sogno. Infatti l’intento del suo ideatore, fu quello di trasfigurare l’immenso amore per la figlia Serena (prematuramente venuta a mancare), in un progetto innovativo e solidale. Un protocollo molto particolare con protagonista i cani allerta. Questo ambizioso progetto lo si può definire un gesto di infinito amore puro, che renderà splendente per sempre oltre il tempo e lo spazio, l’indissolubile legame d’amore tra un padre e una figlia.

Prende forma un innovativo protocollo

Non fermandosi dinanzi alle prime difficoltà oggettive a cui ci si espone sempre quando si intraprendono tracciati mai percorsi prima, Roberto Zampieri è riuscito a mettere a punto un protocollo cani allerta per il diabete, in grado di garantire il massimo della sicurezza ai binomi (cane – soggetto umano affetto da diabete), formati,  seguendo le procedure del protocollo dedicato.

Oggi tale procedura ampiamente comprovata dagli straordinari risultati ottenuti, resta ad appannaggio esclusivo del Progetto Serena.

Resta inteso che il fine ultimo del Progetto Serena APS, sia quello di centrare l’obbiettivo andando a raggiungere più soggetti che convivono con il diabete, affiancando loro un cane allerta. Se già tutto ciò può sembrare un’impresa ardita, la completezza della mission si concretizza nell’obiettivo che il malato di diabete o il suo nucleo familiare, non si debba trovare nella condizione di dover affrontare gli alti costi dettati dalle rare realtà esistenti sul nostro territorio, ad oggi.

Chi è Roberto Zampieri

Incontriamo il Dottor Roberto Zampieri che ha fatto del Progetto Serena, il fulcro delle sue giornate. Talvolta il suo viso accostato a quello di centinaia di malati di diabete o di chi cerca nel progetto da lui ideato una valida alternativa alle metodologie tradizionali, pur mostrandosi così sorridente, lascia trasparire un sottile velo di tristezza.

“La cosa più importante è chi sta alla base del Progetto: mia figlia Serena, purtroppo scomparsa. – così esordisce Zampieri -. Ho volutamente dato vita ad un progetto a sfondo sociale e non a scopo di lucro, proprio per far sì che la mia bambina di 29 anni vivesse nei quattro zampe che noi seguiamo”.

Roberto Zampieri ha avuto la fortuna di vivere nelle campagne veronesi e perciò è cresciuto tra i giochi con gli amici, in compagnia di tutti i cani possibili ed impossibili.

All’età di 27 anni iniziano le sue prime esperienze cinofile, ma è con la Croce Rossa Italiana di Mezzocorona/Mezzolombardo (Tn) che prende il via l’attività cinofila vera e propria, come la ricerca dispersi in superficie e tra le macerie. Da qui poi passando ai cinofili ANA di Vr e concludendo l’attività con la Diade. Nel mentre Zampieri ha iniziato nei primi anni 2000, le sue prime attività di interventi assistiti, sempre con i cinofili CRI a Trento.

Attività cinofila e grande preparazione, sempre in primo piano

Roberto Zampieri lo troviamo laurearsi prima con la triennale in Scienze della formazione cinotecnica con 110 prima, e con la magistrale poi con 110 e lode e premio per la miglior tesi sperimentale. Inoltre non si risparmia nel collaborare con varie università ed istituti ospedalieri, in progetti scientifici legati all’aiuto che un cane può dare nelle diverse patologie che colpiscono l’essere umano.

Dal 2004 sperimenta poi un proprio protocollo per i cani nel ritrovamento dei bocconi avvelenati nei parchi. Inizialmente il progetto si avvia con OIPA Verona dove avvengono anche dei ritrovamenti con i Corpi Sanitari Internazionali. Successivamente si costituisce una vera e propria squadra su Verona e Provincia, ma il progetto purtroppo, non trova il seguito sperato.

Cosa ha fatto scattare l’idea del Progetto Serena

Nel 2012 Roberto Zampieri proprio grazie ad un articolo che parlava del ritrovamento di polpette avvelenate dal proprio cane, viene contattato da una persona diabetica: la signora Anna Butturini. La donna chiedeva se fosse possibile portare anche in Italia, un cane preparato ad allertare per le crisi glicemiche. A quanto pare questo era un programma che in altri Stati, era già stato da tempo attuato con successo.

L’avvio del Progetto Serena non è stato sempre in discesa. Al suo start up la difficoltà maggiore da affrontare sono state le perplessità. “I dubbi! La difficoltà maggiore nasceva dallo studio dei metodi di lavoro esteri che parlavano di preparare e consegnare i cani, dopo quasi due anni di lavoro, – ci racconta Zampieri -. Questa cosa decisamente si contrappone ai miei principi, in quanto ritengo che la relazione con il cane sia l’arma vincente. Non ho mai pensato di crescere un cane per così tanto tempo, per poi doverlo dare ad altri”.

“Fortunatamente la signora Butturini visti i miei dubbi ha pensato bene di mettermi in contatto con le Associazioni di Verona, sia AGD che diabetici adulti, ma soprattutto con i medici che la seguivano. Da lì è nata una collaborazione che di fatto mi ha  portato a scrivere un protocollo di preparazione, su misura per le persone con diabete (quasi come un abito di sartoria ). Ma soprattutto che tale procedura si potesse sposare in pieno con  la mia filosofia di cinofilia, che parla di relazione, condivisione e crescita comune, grazie alla conoscenza reciproca”.

Primo obiettivo: la credibilità del Progetto Serena

Ormai il cammino verso qualcosa di nuovo era stato intrapreso da Roberto Zampieri, con l’avvio del Progetto Serena. Il primo importante obiettivo conquistato secondo il suo ideatore, è stata la credibilità. “I risultati sono arrivati grazie all’impegno e alla serietà. Sono sicuro che le persone vedano in noi un’Associazione seria,  che si impegna per il benessere sia umano che dell’animale”, – ci dice sorridendo con soddisfazione, Zampieri.

A fare la differenza affinché le idee così innovative potessero prendere forma, secondo Zampieri è entrata in gioco “la mia esperienza di cinofilo, ed ovviamente gli studi a partire dai primi corsi fino agli studi universitari.  Credo poi che soprattutto, la mia grande passione e il mio credere che il quattro zampe possa essere un amico infallibile, sia stato l’elemento in più, che ha fatto davvero la differenza”.

La difficoltà più grande contro cui si è dovuto scontrare il nuovo progetto

Sarebbe troppo semplice poter pensare che un progetto così innovativo e ambizioso come quello messo a punto dal dottor Zampieri con il coinvolgimento dei cani, sia stato immune da difficoltà e ostacoli, lungo la sua messa a punto. Lui stesso ci comunica con una sottile amarezza: “La più grande difficoltà riscontrata nell’attuazione del progetto Serena, risiede nello scetticismo, che ancora oggi ci accompagna. L’invidia poi, ma soprattutto il trovare istruttori umili, pronti anche a mettersi in discussione”.

Come fare per diventare parte attiva del Progetto Serena

Tutti coloro che hanno un’animo sensibile verso il sociale, o che vivono un forte rapporto con i cani, a questo punto sentiranno nel loro animo la curiosità di come potersi  rendere parte attiva, in questa coinvolgente iniziativa.

Dunque, come fare per diventare parte integrante del Progetto Serena? “Noi facciamo dei corsi sia per cinofili che non dove dopo una parte teorica cinotecnica e medica, si passa ad una parte pratica con istruttori formati. Alla fine si giungerà ad una completa preparazione, per poter operare presso le famiglie.” Così ci risponde Zampieri, certo che sempre più amanti dei cani si possano sentire direttamente coinvolti e partecipi, in questa bellissima iniziativa a favore delle famiglie che presentino al loro interno componenti con patologie diabetologiche, e non solo.

Resta un sogno da esaudire

Per un uomo che si è sempre prodigato a favore della comunità, in aiuto di coloro che presentano delle patologie importanti, il darsi incondizionatamente è stata quasi un’esigenza del suo cuore immenso. Zampieri ha dovuto affrontare e accettare nella sua vita dure prove da padre, e da uomo. Eppure ha voluto sempre guardare lontano, darsi alla comunità e volgere lo sguardo verso orizzonti che i più non riuscivano a scrutare.

Non ha mai mollato in tutti questi anni. Anzi la sua voglia di fare si è rafforzata, forse anche forte di quel legame forte, invisibile e incredibile che ha con i suoi amici a quattro zampe. Ma oggi c’è ancora qualche cosa da completare, un sogno da realizzare, un’opera da portare a termine nella sua interezza:” Vorrei fare in modo che i cani medicale vengano riconosciuti a livello sanitario nazionale come supporto ai presidi medici, non in sostituzione, ma come detto in supporto”. Questo è un sogno che Zampieri vorrebbe vedere concretizzarsi, al più presto.

Nuove ricerche da portare a termine

“Noi in questo momento – prosegue Zampieri -, ci occupiamo con ricerche ufficiali di: Cane allerta nel diabete, Cane nel morbo di Batten (malattia genetica rara), Morbo di Parkinson, Epilessia, Pot, morbo di Herlen Danlos e Tourette con il progetto Caregiver a 4 zampe. E nello screening siamo stati i primi ad avere validato e pubblicato lo screening diretto su persona nel C-19. Stiamo lavorando sul Mesotelioma e ad un altro paio di progetti scientifici per ora sperimentali”.

I sogni non si fermano per Zampieri, specialmente se riguardano il supporto, e una migliore qualità della vita per tutti coloro che convivono con malattie che non conoscono via di uscita. I suoi cani hanno lo sguardo vigile che non abbassa mai lo sguardo dalle criticità delle patologie che devono sorvegliare.

Cani speciali quelli di Zampieri, quelli appositamente addestrati in virtù di un progetto che porta il nome di un bellissimo angelo. Pertanto qui a vegliare sulla nostra salute possiamo dire di non avere semplicemente i nostri cosiddetti amici a quattro zampe. Sarebbe meglio a questo punto, definirli i nostri angeli custodi, ma con una simpatica codina, scodinzolante.

Il dottor Zampieri ci tiene inoltre a precisare che: “Il salto di qualità e di efficienza del Progetto Serena, non sarebbe stato possibile senza degli importantissimi supporti ricevuti da associazioni straordinarie. Ecco quindi che la nostra attività deve molto al protocollo d’intesa firmato a Perugia, messo a punto con l’AILD diabete. Proprio loro che oltre a finanziare i percorsi di addestramento cani, si adoperano anche nella divulgazione del nostro complesso progetto. Inoltre è sempre grazie all’AILD che ci è stato possibile poter diventare un service nazionale Lions, vero e proprio. Un immenso ringraziamento va sicuramente a loro, con tutto il nostro cuore”.

E la storia continua……

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