Il Giorno della Memoria
L'architettura di Auschwitz ed il suo peso nella storia umana

Il 27 Gennaio di ogni anno è una ricorrenza internazionale: Il Giorno della Memoria, una data per non dimenticare le vittime della Shoah. Oggi Lunedì 23 gennaio 2023 alle ore 15 si è tenuta una conferenza, anche in diretta streaming, presso l’Università IUAV (IUAV Istituto Universitario di Architettura di Venezia) nell’aula magna. L’evento è in collaborazione con il coordinamento cittadino per il Giorno della Memoria di Venerdì 27 Gennaio 2023, con il Comune di Venezia e sotto l’egida della sede italiana del Consiglio d’Europa. L’argomento è stato introdotto dal rettore IUAV Benno ALBRECHT e poi trattato dal relatore Guido MORPURGO, docente IUAV di Architettura degli interni e allestimento. Si incentra sul tema del rileggere criticamente l’architettura di Auschwitz-Birkenau. Un’analisi architettonica dell’orrore/errore umano.

Il Giorno della Memoria
Vengono usati due termini per definire il genocidio degli ebrei: Olocausto e Shoah. L’improprio termine Olocausto, fu scelto per l’immediato richiamo all’incenerimento dei corpi nei forni crematori. Porta con sé però l’idea di sacrificio e di offerta alla divinità, restituendo un fuorviante messaggio che risulta molto offensivo nei confronti delle vittime.
La parola Shoah, della lingua ebraica e anche utilizzata nella Bibbia, è considerata più idonea dalla maggior parte degli studiosi. Il significato è di catastrofe, disastro e distruzione e rendendo bene l’immane catastrofe non ne giustifica in alcun modo l’orrore. Il 27 Gennaio di ogni anno, Il Giorno della Memoria, ricorda la Shoah che identifica il folle progetto di sterminio nazista.
Architettura di Auschwitz-Birkenau
Al di fuori delle questioni etiche al momento le rovine di Auschwitz-Birkenau portano alla nostra interiorità delle domande che hanno una valenza culturale nei contesti architettonici. Ci si chiede se la forma architettonica stessa sia colpevole come effetto di un atto politico o meno. Si pone inoltre la domanda se queste costruzioni fossero solo parvenza di orribili scenografie create ad arte per dissimulare l’inferno che si trovava all’interno. Questi edifici allora erano solo degli atroci allestimenti scenici realizzati per dissimulare la tragedia orribile che si perpetrava al loro interno. Riflettevano la distruttiva ideologia che ne aveva messo in moto la costruzione. L’inganno ideologico era ben preparato. Sui cancelli di questo campo di sterminio e anche di altri appariva la scritta ARBEIT MACHT FREI (il lavoro rende liberi) un motto che continuava l’inganno psicologico portando a ingenerare false speranze. Il paradosso dello scopo che precede il progetto. Una bugia-menzogna, drammatica, terribile, spaventosa.
ARBEIT MACHT FREI
Il Giorno della Memoria
Questa frase, impressa sui cancelli di ingresso, inizialmente venne utilizzata nel 1933 nel primo campo di concentramento di Dachau situato nei pressi di Monaco di Baviera. Nel 1940, forse per decisione del primo comandante del campo di sterminio il maggiore Rudolf Höß, venne realizzata anche nell’enorme campo di Auschwitz-Birkenau. Buona parte dei prigionieri, alloggiata nell’altra parte del campo di Birkenau non passava sotto questo cancello. Gli altri lo attraversavano per recarsi al lavoro o per rientrare. L’inganno era affrontato sotto tutti i punti di vista: questo peregrinare era a volte accompagnato dal suono di marce marziali eseguite da un’orchestra appositamente costituita ad hoc e composta da deportati.
la lettera «B» della parola “Arbeit”
Jan LIWACZ prigioniero polacco non ebreo numero 1010, di professione fabbro, era a capo della Schlosserei ovvero l’officina che fabbricava oggetti in metallo, inferriate e lampioni. Gli venne ordinato di forgiare l’ignobile macabra scritta. Nel montare la scritta LIWACZ decise di saldare la lettera «B» della parola “Arbeit” al contrario, sottosopra, per mostrare il suo dissenso nell’unico modo possibile. Questo gesto intellettuale di ribellione è stato un segno distintivo della cultura di opposizione ai regimi fino ad essere rappresentato nel 2014 in forma di statua di fronte alla sede del Parlamento europeo a Bruxelles
Auschwitz-Birkenau
I campi di sterminio sono innumerevoli ma Auschwitz-Birkenau rappresenta un unicum nella stragrande geografia dei siti di distruzione di massa istituiti in Europa dal regime nazista. Frutto di un complesso progetto è proprio il campo di sterminio di Auschwitz II – Birkenau con la definizione dell’architettura degli edifici tragicamente più rilevanti. Nel Gennaio del 1945 venne effettuato il tentativo di una sbrigativa demolizione dei complessi di sterminio da parte dei nazisti in fuga. La specifica identità di questi plessi ed oggetti non risulta essere riconducibile a ragioni specificatamente ed unicamente dovute a esigenze tecnologiche e funzionali. Inoltre venivano effettuati anche esperimenti su bambini adulti, cavie umane senza anestesia dal Joseph MENGELE “Todesengel” (“Angelo della Morte”) medico e membro delle SS, nonostante anche la sua laurea in antropologia.

Lo stato dei luoghi
Grazie alla consistenza delle rovine, alle impronte lasciate nella profondità del terreno e a fotografie del loro aspetto originale, insieme danno idea di una componente che li rende ammantati di orrore. Queste strutture, questi complessi erano infatti accomunati da forma e linguaggio con i caratteri di un’architettura civile. Gli edifici del campo, compresa la cosiddetta micidiale Zentral Sauna dalla quale si veniva avviati al lavoro o verso i tragici forni crematori dove prima si utilizzava il Zyklon B. Il gas con questo nome commerciale è un agente fumigante a base di acido prussico (acido cianidrico) utilizzato come agente tossico in queste orribili camere a gas. Tutte queste costruzioni rappresentano in pieno il drammatico paradosso dell’inganno sia ideologico sia politico causa della loro stessa progettazione. L’architettura può e deve essere solo misura dell’uomo e non di aberranti convinzioni. Inoltre occorre ricordare che “uomini” hanno preparato, progettato, costruito questo inferno in terra.
SE QUESTO È UN UOMO Poesia di Primo Levi
Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz, scrisse “Se questo è un uomo” (10 gennaio 1946).
Se questo è un Uomo
Poesia di Primo LEVI
Se questo è un uomo / Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case, / voi che trovate tornando a sera /
il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo / che lavora nel fango / che non conosce pace /
che lotta per mezzo pane / che muore per un sì o per un no. / Considerate se questa è una donna, /
senza capelli e senza nome / senza più forza di ricordare / vuoti gli occhi e freddo il grembo / come una rana d’inverno. /
Meditate che questo è stato: / vi comando queste parole. / Scolpitele nel vostro cuore / stando in casa andando per via, /
coricandovi, alzandovi. / Ripetetele ai vostri figli. / O vi si sfaccia la casa, / la malattia vi impedisca, /
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo LEVI
10 gennaio 1946

La Shoah: I Disabili e Tutti
Il Giorno della Memoria. L’eugenetica era la continuazione dell’inganno attraverso la propaganda. L’obiettivo era una totale purificazione razziale. Secondo la furiosa ideologia nazista occorreva eliminare i disabili, i Rom, i Sinti, gli omosessuali, i Testimoni di Geova, i Cristiani, gli intellettuali, le persone di cultura, i pensatori, infine TUTTI. Attraverso la deportazione nei campi di concentramento e sterminio prese vita la “soluzione finale della questione ebraica” (Endlösung der Judenfrage) di cui il Mondo fece finta di non sapere, prima della guerra. Criticamente nel rileggere Auschwitz-Birkenau e ciò che resta dall’interno della sua architettura si possono dare risposte definitive ed univoche.
Presunta architettura nazista
Una presunta “architettura nazista”, anche esaminando la figura di Albert SPEER (Mannheim, 19 marzo 1905 – Londra, 1º settembre 1981) architetto di Hitler, si inizia a definire in un ambiguo perimetro di sangue che certamente non rappresenta un modello artistico. La deontologia professionale di ognuno è caratterizzata dalla responsabilità e dai doveri etici-morali di ogni persona. Anche l’architetto nell’analisi di questi luoghi volti alla distruzione del Sé ed all’azzeramento e perdita di ogni retaggio culturale rappresenta questo estremo simbolo della Shoah. La mostruosa banalità del male. Il buco nero dell’Essere Umano. Lo smarrimento della capacità stessa di pensare e quindi la fine della Storia e della civiltà umana.
Un commento
Devi accedere per postare un commento.