La nostra (in)giustizia sociale
Con i nuovi stereotipi che sono stati insufflati nell’attuale società dalla follia consumistica abbiamo perso valori etici fondamentali

Ormai proiettandoci nel futuro osserviamo un presente sempre più capace ogni giorno di guidare la vita di tutti. A questo proposito La nostra (in)giustizia sociale ha imposto il suo pensiero. Il domani e l’ A. I. (Artificial Intelligence) avanzano e se veramente verranno assunti questi valori come “validi” chissà cosa prospetterà il futuro. Anche la Vita Umana ormai ha una scadenza: giovani vite che vengono interrotte o protocolli innovativi che accolgono persone fino a 65 anni: dopo già non serviamo più.

l’Italia e l’ingiustizia sociale
L’Italia per riuscire ad arrivare ad una coesa unità territoriale ha impiegato molti secoli in più rispetto ad altre nazioni. Anche lo stato sociale non è riuscito a decollare, allontanando sempre più le popolazioni autoctone da tempo desiderose di libertà, dopo la lunga dominazione caratterizzata dalla uniformità della Pax Romana. In realtà siamo effettiva propaggine del millenario e glorioso Impero Romano con innesti delle successive numerose dominazioni. In tutto questo substrato psicologico in fermento adesso la follia consumistica ha iniettato nuovi stereotipi nella nostra società erodendo i valori etici fondamentali. In ritardo per molte cose: la formazione di una “nazione”, la costituzione di uno “stato sociale”, l’acquisizione dei reali valori etici, la creazione di un’unità popolare coesa volta all’interesse comune. Gli economisti questo Auto-Aiuto lo hanno ridefinito Prodotto Interno Lordo sostituendo il Mutuo Aiuto di crescita comune con il concetto Mors Tua Vita Mea: prima io piuttosto che un altro.

La nostra (in)giustizia sociale
Come dice Vittorino ANDREOLI, medico psichiatra e scrittore italiano, attualmente vi è stato un profondo rovesciamento dei valori etici fondamentali. Sua affermazione: “C’era un tempo in cui l’uomo si sforzava di essere onesto, un aggettivo che lo gratificava, anche perché si trattava di una definizione socialmente apprezzata. Oggi invece si è imposto l’uomo corrotto, un epiteto che significa al contempo abile, furbo e sulla via dell’arricchirsi. L’unico simbolo che conta, anche socialmente, è il denaro”.
Guardando qualsiasi film un medio impiegato vive in un attico con vista, unitamente alla sfarzosa auto in garage, al che qualcuno confrontando la propria busta paga ci pensa. Se poi porta la compagna a cena in ristoranti alla moda si inizia a pensare che determinati individui o categorie siano più furbi/e di altri. Diventano modelli di stili di vita distruttivi, in circoli viziosi, apprezzando i furfanti e relegando tra gli sconfitti gli onesti.

La (de)merito crazia e La nostra (in)giustizia sociale
Si parla di giovani che non vogliono lavorare. Dando un’occhiata ai turni di lavoro commisurati alla retribuzione (lorda) proposta dall’imprenditore di successo viene da chiedersi se sia stata ripristinata la schiavitù. Ogni azione da parte di una persona che voglia progredire costa una insostenibile contropartita. Non più la fuga di cervelli all’estero ma la fuga di coloro che vogliono ribadire il loro Diritto Alla Vita.
Non da meno si assiste sempre più, dai media a tutta la popolazione fruibile, di stereotipi in cui l’escamotage, il trucchetto, la furbata, sono sempre più la giusta strada da perseguire. Apparentemente per colpire il disonesto, l’arrivista, il pignolo fino ad arrivare al coscienzioso ed onesto scomodo. Con una risata si è convinti di risolvere tutto l’enorme problema creato. Si addossa alla religione il fantoccio che impedisca all’essere di vivere bene. Forse invece è stato solo l’argine che ha permesso all’uomo ancora di esistere.
La nostra (in)giustizia sociale
Il levitare dei prezzi
Un agricoltore si spezza la schiena per veder pagato il duro lavoro con poco denaro. I latifondisti e la catena della distribuzione provvedono a ad assorbirli o a sfruttarli. Vale la pena di chiedersi come risolvere questi difficili problemi insieme a come sarà orientata a “pensare e dirigere” l’Intelligenza Artificiale del futuro prossimo venturo. Quali saranno i diktat da applicare che trasmetteremo alla macchina. Forse “L’uomo è da proteggere, SOLO se ricco”. Si stanno autorizzando nuovi disvalori, Aporafobia, Cancel Culture, Egotismo.
Aporafobia è una fobia che rappresenta la paura per i poveri o per la povertà.
Per Cancel Culture si intende l’avanzata dell’intolleranza verso tutto ciò che è considerato differente e diverso. Una sconsiderata critica indirizzata a punizioni sproporzionate nell’intento di definire un modo “valido” di difendere ciò che si considera “giusto”.
Egotismo indagine continua delle proprie facoltà unita ad una estatica contemplazione di sé.
Fino a quando ?
La nostra (in)giustizia sociale
Quinto Fabio Massimo Verrucoso, detto il Temporeggiatore, aspettando lo scorrere del tempo ha sconfitto Annibale e i Cartaginesi sfruttando gli Ozi di Capua. Forse in itaGlia da quell’esperienza è stato assunto come unico valido sistema da applicare quasi sempre. Ma non è affatto così. Anzi.
Pensiamoci su.
Arturo CAMPANILE
Immagini consentite e/o di repertorio, La nostra (in)giustizia sociale
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