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Apre a Juba il primo reparto oculistico pediatrico del Sud Sudan, grazie a CBM Italia

Il nuovo nucleo nasce all’interno del Buluk Eye Centre, il primo centro oculistico del Paese avviato nel 2015 da CBM a Juba. Formato il primo oculista pediatrico di tutto il Sud Sudan. Ogni anno raggiunti e curati 1.500 bambini

Apre oggi le porte il primo reparto oculistico pediatrico del Sud Sudan, con l’obiettivo di raggiungere e curare i bambini del Paese, con attenzione particolare alle famiglie più vulnerabili e con disabilità.

La costruzione e l’avvio del reparto si inseriscono in un più ampio progetto di cooperazione – denominato “The Bright Sight”, vista luminosa – che ha come capofila CBM Italia, organizzazione internazionale impegnata nella salute, l’educazione, il lavoro e i diritti delle persone con disabilità nel mondo e in Italia. L’obiettivo di “The Bright Sight” è migliorare l’accesso ai servizi di prevenzione e quelli specialistici di salute visiva, pediatria oculistica e riabilitazione per le persone con disabilità in Sud Sudan, nei tre Stati di Equatoria Centrale, Orientale e Lakes.

In particolare il progetto prevede anche di rafforzare le pratiche di prevenzione delle Malattie tropicali neglette, ovvero malattie infettive che colpiscono chi vive in condizioni di povertà, come il tracoma e l’oncocercosi, molto diffuse nel Paese.

Nei 3 anni di progetto – che terminerà nel 2025 – l’obiettivo è raggiungere e curare oltre 90mila persone e formare oltre 300 professionisti dello staff medico, sanitario e scolastico.

Il progetto è realizzato con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, in collaborazione con le organizzazioni Medici con l’Africa CUAMM e CORDAID e beneficia della partecipazione del Ministero della Salute sud sudanese.

L’inaugurazione del reparto oculistico pediatrico è avvenuta questa mattina alla presenza di varie autorità e rappresentanti del governo, tra cui la ministra della Salute del Sud Sudan, on. Yolanda Awel Deng; e inoltre il direttore di CBM Italia, Massimo Maggio; il direttore del Buluk Eye Center, Joseph Monday; l’oculista pediatrico Emanuel Agwella.

Dopo un anno e mezzo di lavori, nel rispetto degli standard internazionali dell’OMS e della IAPB (Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità), il reparto oculistico pediatrico è pronto per accogliere i piccoli pazienti. Il reparto nasce all’interno del Buluk Eye Centre (BEC), il primo centro oculistico del Paese, avviato nel 2015 a Juba da CBMla prima organizzazione a portare cure oculistiche in Sud Sudan – e diventato un centro di eccellenza e di riferimento per la salute visiva a livello nazionale per visite e cure specialistiche rivolte a pazienti adulti: è l’unico nel Paese a disporre di una sala chirurgica oftalmica con personale medico specialistico.

«Nel 2015 abbiamo avviato la sala operatoria e la clinica oculistica, fondamentali ma non sufficienti per le patologie pediatriche» commenta Massimo Maggio, direttore di CBM Italia. «Oggi siamo qui per vedere il BEC diventare anche il primo centro oculistico pediatrico presente nel Paese, capace di offrire cure specialistiche pediatriche per la cataratta, il glaucoma e operazioni specialistiche su bambini che necessitano di anestesia. La salute della vista è un diritto di tutti, e in particolare dei bambini, che sono il futuro: a loro è dedicato questo nuovo centro».

Il reparto oculistico pediatrico consentirà a 1.500 bambini ogni anno di accedere a servizi oculistici di qualità.

Il reparto e l’intero progetto The Bright Sight sono implementati da CBM secondo un approccio che prevede l’offerta di servizi di salute della vista integrati nel sistema sanitario nazionale, inclusivi (accessibili a tutti, in particolare ai più fragili) e comprehensive, con una presa in carico completa dei pazienti (dalla prevenzione alle cure fino alla riabilitazione).

La formazione del personale medico-sanitario è un altro pilastro importante del progetto “The Bright Sight”.

«Prima la borsa di studio di CBM per la specializzazione in Oftalmologia e poi questa formazione specialistica in Oftalmologia pediatrica: la professione medica qui in Sud Sudan è una vera missione, la vista è un dono speciale e noi oftalmologi abbiamo un compito unico e grande, e finalmente ora vedo che il nostro Paese sta andando verso un futuro migliore per quanto riguarda la cura della vista» commenta Emmanuel Agwella, il primo oculista pediatrico formato in Sud Sudan con il sostegno di CBM Italia. «Salvare la vista dei bambini significa restituire loro il futuro. Significa cioè garantire loro l’indipendenza, sollevando le famiglie da problemi economici, sociali e psicologici. Le cause della cecità che colpiscono la popolazione sudanese sono prevenibili, per questo ho accettato la sfida di contribuire a questo importante impegno nella prevenzione, nel ripristino della vista e nell’incoraggiare altri medici come me a intraprendere questa specializzazione».

Oltre all’oculista pediatrico, è stata avviata la formazione per un’anestesista pediatrica e per sette persone dello staff tecnico del BEC presso altri ospedali partner di CBM (come il Mengo Eye Hospital in Uganda), in particolare su patologie complesse come la retinopatia diabetica, il glaucoma, il retinoblastoma (tumore della retina) con sessione teoriche e pratiche all’interno delle sale operatorie.

In parallelo, un altro pilastro importante del progetto è il decentramento dei servizi oculistici, che verranno integrati anche negli ospedali di Rumbek (Stato di Lakes) e Torit (Stato di Equatoria Orientale).  Fondamentale è anche l’attività delle cliniche mobili ­- chirurgiche e non -nelle aree remote del Paese per portare servizi oculistici e sensibilizzare le comunità, per arrivare a quella parte di popolazione che in grado di raggiungere il BEC.  

Nei 3 anni di progetto attraverso le cliniche mobili vengono raggiunte oltre 20.000 persone nei tre Stati di Equatoria Centrale, Orientale e Lakes.

Isabella Lucaferri, direttrice della sede AICS di Addis Abeba, responsabile per il Sud Sudan, ha sottolineato come «il sostegno della Cooperazione Italiana a progetti come ‘The Bright Sight” testimonia il mandato dell’Agenzia confermando il suo impegno nel promuovere l’accesso ai servizi sanitari essenziali nei paesi in cui opera. L’inaugurazione del primo reparto oculistico pediatrico in Sud Sudan rappresenta un passo fondamentale per garantire il diritto alla salute visiva dei più piccoli, in particolare dei bambini più vulnerabili. Siamo felici di contribuire a migliorare concretamente le condizioni di vita delle comunità locali, offrendo loro una speranza per un futuro migliore».

Contesto e dati

Il Sud Sudan è uno Stato nel centro-est dell’Africa tra i più poveri al mondo, stremato da anni di guerra civile, in cui 4 persone su 5 vivono sotto la soglia della povertà; solo il 35% della popolazione ha accesso all’acqua potabile; 2,4 milioni di bambini sono esclusi dall’educazione di base (fonte: Humanitarian Needs Overview 2021; UNOCHA and Humanitarian Country Team; January 2021). Secondo le stime delle Nazioni Unite inoltre ogni giorno arrivano in Sud Sudan circa 1.500 persone sfollate dal vicino Sudan a causa del conflitto in corso, rendendo critica la convivenza tra sfollati e comunità ospitanti.

La prevalenza delle malattie visive in Sud Sudan è alta, eppure l’80% dei casi di disabilità visiva è prevenibile. Se non diagnosticate e trattate, le patologie più gravi possono portare alla cecità, alimentando quel circolo vizioso che lega povertà e disabilità.

Le principali cause di cecità sono dovute a malattie non diagnosticate e non trattate come la cataratta e le malattie tropicali neglette come il tracoma e l’oncocercosi. In riferimento alla copertura dei servizi sanitari di contrasto a queste malattie tropicali, l’OMS classifica il Sud Sudan al 41° posto, su 49 Paesi africani.

Altre malattie visive, come cataratta e glaucoma, sono le principali cause di disabilità tra la popolazione (23,5%). L’80% dei casi è prevenibile ma se non curate le patologie più gravi portano a cecità e disabilità. Si stima che le famiglie di persone con disabilità siano il 15% delle famiglie sud sudanesi (1.2 milioni tra quelle bisognose di supporto).

 

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